Lee Israel, guarda suo balcone affacciato sulla storia della città la scomparsa degli spazi in cui il pensiero evapora e sale in cielo, il lento sgretolarsi delle comunità artistiche e quelle gay. Vede scomparire ogni luogo contaminato dalla cultura, siano teatri, librerie, gallerie, mentre avanzano i luoghi dello spazio condiviso, globalizzato, “annullizzato”, intellettualmente sterilizzato. Donna e scrittrice scomoda, iraconda e misantropa, disinteressata agli altri che a loro volta se ne disinteressano, ma profonda, arguta, raffinata e coltissima. La carriera in discesa, inizia a scrivere e far circolare, lettere che attribuisce ad importanti autori non più viventi al suo pari taglienti come lame. Giunge al successo, falsa e pur sè stessa.